tag:blogger.com,1999:blog-8668692564352475806.post3293137523932107833..comments2023-05-30T17:34:05.209+02:00Comments on RESFVG - Rete di Economia Solidale del Friuli Venezia Giulia: Struttura e funzioni della Rete. Apriamo un dibattitoRESFVGhttp://www.blogger.com/profile/11650331191527247054noreply@blogger.comBlogger6125tag:blogger.com,1999:blog-8668692564352475806.post-86092230831831523972008-06-13T15:28:00.000+02:002008-06-13T15:28:00.000+02:00Ringrazio Ferruccio per le considerazioni relative...Ringrazio Ferruccio per le considerazioni relative all'incontro del 7/6. Poter "leggere" con calma e a "mente fredda" il suo pensiero mi ha aiutata a comprendere meglio alcune cose. In merito al modo in cui agire, mi trovo d'accordo con Ferruccio quando afferma che "occorre creare fin da subito una strategia istituzionale che configuri la rete come società di economia altra chiedendo ai soggetti che vogliono definirsi tasselli di economia solidale di entrare a far parte del sistema condividendo valori, scenari e regole". Quello che mi chiedo è se non sia il caso di "partire con la pratica", iniziando a cercare in mezzo ai tanti tasselli quelli che possono contribuire a formare il puzzle per la costruzione del quale ci stiamo incontrando, stiamo discutendo e cercando soluzioni.<BR/>Mi rendo conto che è proprio l'individuazione dei "tasselli giusti" il punto cruciale, ma potremmo forse tentare di contattare quelle realtà che, secondo le informazioni che è possibile raccogliere, rispondono ai valori, agli scenari e alle regole da noi condivise. Come si diceva sabato a proposito del biologico, è possibile che esistano anche dei soggetti che, pur producendo biologico, non aderiscono ai valori che sottendono a un'"economia altra", ma come è possibile saperlo se non provando a fare?Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8668692564352475806.post-39972525248621843532008-06-11T11:22:00.000+02:002008-06-11T11:22:00.000+02:00Il mercato è una tecnologia (del pensiero, innanzi...Il mercato è una tecnologia (del pensiero, innanzitutto), un'invenzione umana, storicamente determinata e cangiante, grazie a cui da millenni le collettività individuano un Luogo fisico territoriale - e subito mentale - dove poter allestire una situazione di dialogo (sì, i mercati sono conversazioni) tra domanda e offerta. Il mercato esisterà sempre, ovunque esisterà una collettività in grado di differenziare al proprio interno componenti produttive e distributive.<BR/><BR/>E' perfettamente inutile individuare il nemico nel mercato, nominarlo per giunta con la M maiuscola, visto che non può non esserci un mercato. Il nemico piuttosto sono le distorsioni del mercato: una bottiglia di acqua minerale calabrese NON PUO' costare come un'acqua minerale friulana, per intenderci.<BR/><BR/>Tutto questo per uscire da una visione ideologica del problema: allo stesso modo, questo punto di vista "dall'alto" della RESFVG contraddice proprio l'idea stessa di rete, del suo carattere emergente.<BR/><BR/>Come posso normare ciò che non conosco? Come posso stabilire regole se non so nemmeno chi sono e cosa pensano quelli che della Rete vorrebbero/potrebbero far parte?<BR/><BR/>Svolta pragmatica, quindi: sospendiamo le discussioni ideologiche, stiliamo una lista di valori dichiaratamente solidali e "concreti" (impronta ecologica, decrescita, ottimizzazione dei sistemi di distribuzione - filiere, buone prassi, visione glocale), costruiamo collaborativamente una mappa degli Attori territoriali e del loro fare specifico/connessioni esistenti, potenziamo la comunicazione intragruppo e verso l'esterno (visibilità, riconoscibilità, identità, partecipazione, appartenenza), individuiamo delle linee d'azione per il futuro (sull'esempio ottimo di ReesMArche) attorno alle quali le persone potranno organizzare il proprio sentire ed il proprio fare.<BR/><BR/>Una Carta dei Valori, tutto qua, che le realtà locali potranno sottoscrivere, senza per questo esprimere una appartenenza forte ad alcunché: non ho voglia di mettermi a giocare a "tu sei dentro, tu sei fuori" oppure a "sei non stai buono, porto via il pallone".<BR/><BR/>Mettiamoci in moto: la condivisione di competenze, la discussione, le indicazioni provenienti da un fare concreto permetteranno al gruppo di impostare la giusta strategia, quella maggiormente adeguata al contesto di realizzazione (la Rete FVG possiede delle peculiarità?).Giorgio Jannishttps://www.blogger.com/profile/18199712341258702981noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8668692564352475806.post-18557650917339228582008-06-11T10:26:00.000+02:002008-06-11T10:26:00.000+02:00Credo che Ferruccio abbia sollevato un punto focal...Credo che Ferruccio abbia sollevato un punto focale che riguarda i valori più profondi di ognuno di noi facente parte della rete RES FVG,che coinvolgono il Perchè "lo faccio" o il perchè lo "dovrei fare", e cosa e come "ho fatto, ho agito" fino ad oggi. Non possiamo sapere come saremo fra 10 anni, ma possiamo sapere CHI siamo oggi, COME viviamo,COME vogliamo percorrere il sentiero, e con CHI.<BR/>Penso che solo profonde, condivise, PURE motivazioni possano creare le basi per un Puro cambiamento.<BR/>Il punto critico? la responsabilità...la responsabilità di scegliere di Essere Attori Responsabili che, oltre alla condivisione di obiettivi e valori, stabilisce norme condivise per stare in rete e fare sistema.<BR/>Non penso che norme condivise per stare in rete e fare sistema siano così “pesanti” né che tali possano essere d’ostacolo alla creatività del singolo o dei gruppi, ma forse d’aiuto a non diventare essi stessi strumento di invasività della logica di mercato a cui stiamo assistendo su soggetti nati come tentativi di creare economia altra: le cooperative di consumo; molte cooperative sociali; molte botteghe del commercio equo e solidale.Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8668692564352475806.post-87949166403614696742008-06-11T01:24:00.000+02:002008-06-11T01:24:00.000+02:00La fiducia è la base di ogni rapporto sinergico......La fiducia è la base di ogni rapporto sinergico...la fiducia deve essere reciproca e perdurare nel tempo ....affinchè ciò succeda deve esserci una comunione d'intesa e un unico agire.<BR/>Nel caos in cui viviamo , per me , devono esserci delle linee guida condivise in maniera democratica .<BR/>Pensiamo a come dovrebbe essere l'agire collettivo "perfetto" e poi vediamo se noi rientriamo in quell'esempio...se siamo vicini o se ne siamo lontani....solo dopo questa riflessione capiremo se il resfvg è pronto per fare qualcosa per gli altri.<BR/>La prima rete siamo noi e noi siamo pronti a fare questi grandi cambiamenti dando così l'esempio?Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8668692564352475806.post-88293535381963981732008-06-10T22:49:00.000+02:002008-06-10T22:49:00.000+02:00Hmmm, mi sento un po' a metà tra le due opzioni. ...Hmmm, mi sento un po' a metà tra le due opzioni. Da un lato sono d'accordo sulla difficoltà, forse impossibilità, di riformare il mercato, dall' altro però non condivido la <I>struttura pesante</I>. Come si concilia con l' empowerment della creatività? Secondo me in questa fase il <B>pluralismo</B> va trattato alla stregua diversità biologica. E non solo per motivi etici (nessuno crede nell' autoritarismo) ma anche per un motivo <B>tattico</B>. Di fronte ai problemi citati la strada che stiamo perseguendo è una tra le tante. Vogliamo, giustamente, andare oltre ma non sappiamo quale direzione sia quella giusta. In questo contesto la diversità è una ricchezza: più strade diverse si tentano più possibilità ci sono di azzeccare quella giusta. <I>Non dobbiamo farci prendere dall' assillo di cercare a tutti i costi il percorso ottimo: rischiamo di restare al punto di partenza</I>. Anche perchè mettere tanta attenzione nelle scelte di partenza presuppone di avere una analisi usabile come base per fare previsioni verosimili. Ora una siffatta analisi secondo me non esiste. Non sappiamo come saremo tra 10 anni. Non necessariamente ci attende uno scenario da day after. In fondo ci sono 3-4 miliardi di persone chevivono in modo sostenibile; il problema è quel 20% che usal' 80% delle risorse. Magari smagrendo quel 20% si risolve il problema, ed è quello che le destre in tutto il mondo stanno cercando di fare, sgretolando il ceto medio dopo averlo atomizzato e privato di una forza politica significativa (sostituendo il dibattito pubblico con una campagna di pubbliche relazioni di stampo commercial-aziendale).Marcohttps://www.blogger.com/profile/02262919347833236922noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8668692564352475806.post-53088325391212929232008-06-10T10:25:00.000+02:002008-06-10T10:25:00.000+02:00Sono in piena sintonia con Ferruccio. Ritengo che ...Sono in piena sintonia con Ferruccio. Ritengo che il Mercato (questo che ci sta governando) non abbia nessuna possibilità di essere solidale: le sue modalità sono la competitività, la selezione e l'esclusione (non solo dei singoli ma anche delle imprese, come è sotto gli occhi di tutto il mondo) e il suo unico obiettivo è l'accumulazione del capitale. Questo è il sistema-mondo (E. Wallerstein) nel quale siamo immersi e nel quale dobbiamo rimarcare la nostra diversità, non nel dire ma nel fare, come si diceva sabato scorso. Tutti abbiamo consapevolezza di quanto sia difficile essere liberi dentro questo sistema: ma non è pensabile, a mio parere, che la via d'uscita sia una sua governabilità solidale di esso (anche perchè il "gestore" non è individuabile, è globalizzato). Quindi abbiamo la necessità di cambiare paradigmi, di cambiare il nostro immaginario e probabilmente anche il nostro linguaggio, attraverso un empowerment della nostra creatività. Per opporci al sitema-mondo-mercato e non esserne schiacciati, dobbiamo inventarci un sistema-solidarietà, e la RES potrebbe rappresentare una di queste modalità. Le "buone pratiche" di cui sempre parliamo (definite anche nel nostro documento) se non sono inquadrate all'interno di una visione sistemica, quale quella proposta anche dal nostro documento, rischiano di diventare solo "buone azioni". Non sappiamo se il nostro progetto potrà avere successo, ma sono convinto che in questo momento non possiamo rinunciare alla nostra responsabilità e alla nostra libertà nel proseguire questo processo.<BR/>Infine una nota sul documento approvato dalla nostra assemblea. Le parole del documento, come ha evidenziato anche Ferruccio, sono inequivocabili. Quando si ragionava su quei temi, stavamo solo scherzando? Era solo un "pour parler"? E' vero che i processi non debbono essere necessariamente lineari, ma per favore vogliamo metterci d'accordo almeno sui "fondamentali"?Anonymoushttps://www.blogger.com/profile/14612210092545695160noreply@blogger.com