25 marzo 2008

Decrescita e Elezioni2008

LETTERA APERTA AI CANDIDATI ALLE PROSSIME ELEZIONI POLITICHE ED AMMINISTRATIVE IN FRIULI VENEZIA GIULIA

Premessa
E' in via di costituzione la Rete di economia solidale del Friuli Venezia Giulia. Il documento base che illustra le motivazioni, gli obiettivi ed il percorso costitutivo di tale iniziativa può essere esaminato sul blog resfvg.blogspot.com.

Tale documento: "Costituzione della Rete di Economia Solidale del Friuli Venezia Giulia RESFVG", si apre descrivendo il motivo che porta diverse associazioni e persone già impegnate nella realizzazione e diffusione di buone pratiche a fare rete: "L'attuale sistema socio economico, egemonizzato dal mercato capitalistico, sta portando l'umanità verso il collasso ambientale, economico, energetico, sociale e politico. Soluzioni parziali non sono più percorribili in quanto i fattori di crisi sono ormai sistemici. Occorre rompere l'egemonia di tale modello economico, i cui obiettivi sono quelli di espandere all'infinito bisogni e consumi, di rendere "liquide", strumentali, le relazioni fra le persone e gli aggregati sociali. E' urgente immaginare insieme, progettare e costruire un nuovo sistema, in grado di offrire a noi tutti un percorso diverso e democratico di fare economia"solidale".

Le ragioni di un cambiamento
Da questa breve premessa si può facilmente comprendere il motivo per il quale il presente appello è rivolto indistintamente a tutti i candidati, poiché nessuno dei partiti sostiene esplicitamente ed in modo organico la necessità di uscire dalla logica della crescita indefinita che viene espressa sinteticamente attraverso la formula dell'incremento del PIL.
Pur con accentuazioni diverse - sul ruolo e sul peso delle politiche di welfare da adottare, sulle misure per affrontare la crisi ambientale ed energetica - tutte le formazioni politiche continuano a ritenere, di principio o di fatto, il mercato come principale motore di sviluppo del benessere materiale delle persone.

Non siamo contro il mercato, ma contro la sua egemonia materiale e sociale, nel garantire la sussistenza. Siamo invece convinti che la principale forma di organizzazione economica in grado di assicurare benessere materiale e psicologico, coesione sociale, rispetto dell'ambiente e delle risorse naturali finite sia rappresentata dai sistemi di reciprocità (la reciprocità è, ad esempio, il principio che accomuna tutti i soggetti del terzo settore e che connotava l'economia civile della scuola napoletana e lombarda del XVIII secolo: Genovesi,
Verri, Beccaria, Romagnoli, Cattaneo, Muratori).

Il mercato si basa sullo scambio, sulla competizione, sull'espansione infinita dei bisogni e quindi dei consumi. La sua logica è talmente pervasiva da aver incorporato, piegato, la società e le sue istituzioni all'economia. La forma economica, da mezzo per garantire la sussistenza, è diventata fine. E l'uomo il suo mezzo.
La reciprocità, basata sul dono, sulla cooperazione, sulla solidarietà, sulla mutualità già ora produce beni materiali e relazionali la cui evidenza economica è difficilmente percepibile, non esistendo un sistema di contabilizzazione che non sia mediato dalla moneta. Se lo si facesse (e non sarebbe per nulla difficile farlo), siamo convinti che il peso economico di questo sistema già ora sarebbe uguale se non superiore a quello prodotto dal mercato, e senza gravare quest'ultimo delle perdite dovute ai danni sociali ed ambientali che esso produce ed esternalizza. La reciprocità è quindi un sistema sociale ed istituzionale che incorpora l'economia, che la mantiene mezzo e non fine.
La reciprocità già oggi crea beni relazionali ad alto valore sociale aggiunto, compresa la fiducia, senza la quale lo stesso mercato (come ormai avviene sempre più spesso) corre il rischio di trasformarsi in una giungla che non premia i più bravi, i più innovativi ma i più spregiudicati. L'aumento dei beni relazionali è il primo passo decisivo per ridurre l'attuale propensione ai consumi superflui e compulsivi, ma divenuti necessari per anestetizzare la mancanza di senso delle nostre vite. Basti pensare al peso che ha oggi (anche in termini di sola spesa sanitaria) la depressione, evidente sintomo di tale mancanza di senso, della povertà di relazioni vere, profonde, non strumentali fra le persone.

La reciprocità può allo stesso tempo assicurare la produzione di beni materiali necessari alla sussistenza dell'uomo e del suo ambiente a condizione di avviare un grande processo di trasformazione della nostra organizzazione sociale, economica e territoriale. E' un compito certamente colossale, ma meno oneroso e rischioso degli effetti delle guerre che la natura, o le nazioni, possono scatenare a causa degli sconvolgimenti climatici o dell'esaurimento delle materie prime.

Poiché non riteniamo di essere utopisti o sprovveduti, ma semplicemente mossi dal principio di precauzione e di responsabilità, condividiamo con molti ormai, la proposta di avviare forme sperimentali di economia solidale, a partire dal territorio in cui viviamo. Gli effetti positivi si possono già apprezzare. Ad esempio, i Gruppi di acquisto solidale, limitandoci a quelli che si sono formati per l'acquisto di beni alimentari, stanno producendo una domanda che incentiva l'offerta dell'agricoltura e della zootecnia biologica locale. Questo processo di formazione di filiere corte (perché avvicinano produttore e consumatore) ha una pluralità di vantaggi di natura sistemica: valorizza le risorse locali, riduce i trasporti di merci e persone, responsabilizza produttori e consumatori, sviluppa forme di convivialità fra le persone.

La nostra azione è quindi orientata a sostenere lo sviluppo sul territorio di queste buone pratiche e di farle interagire affinché diventino progressivamente sistema. Questi sistemi territoriali sono definiti distretti e reti di economia solidale.

Il documento che abbiamo segnalato in premessa descrive, seppur succintamente, il percorso che intendiamo seguire.

L'appello
Il processo di conversione della nostra economia, che abbiamo descritto e che responsabilmente cerchiamo di promuovere dal basso, attraverso l'impegno diretto dei cittadini e delle loro forme organizzate, potrà accelerare i suoi tempi di realizzazione ed aumentare la sua efficacia se, parallelamente, troverà appoggio e coerenza nell'azione politico-amministrativa delle istituzioni pubbliche.

Chiediamo pertanto ai candidati e alle loro formazioni politiche:
  • di riconoscere la necessità, per fronteggiare la crisi ambientale e sociale innescata ed alimentata dal sistema economico di mercato, di far progressivamente crescere il sistema di economia solidale;
  • di perseguire tale obiettivo di crescita secondo un'ottica di tipo sistemico e di traguardarlo in orizzonte non solo di breve periodo. In questo modo sarà possibile immaginare un percorso di programmazione di interventi non episodici della pubblica amministrazione;
  • di coinvolgere i cittadini nei processi programmatori e decisionali, attraverso forme di reale democrazia partecipativa. Perché ciò si realizzi occorre assicurare la massima informazione e trasparenza della pubblica amministrazione, nonché prevedere e sostenere iniziative di autogoverno di servizi che i cittadini possono attivare secondo principi di reciprocità;
  • di orientare le politiche e le azioni dell'intero sistema pubblico e dei suoi enti strumentali a tutela dell'ambiente e dei beni comuni, al risparmio e all'autonomia energetica, all'obiettivo dello "zero rifiuti", al favorire il massimo sviluppo delle filiere corte per tutti i beni che possono essere prodotti e consumati nel territorio regionale;
  • di riconoscere l'utilità sociale delle buone pratiche e delle loro reti territorialmente organizzate coinvolgendole, al pari delle altre categorie socialmente ed economicamente significative, nelle scelte delle diverse amministrazioni e sostenendole con adeguati strumenti.

10 commenti:

kikica11 ha detto...

Chi scrive sono 4 persone, Federico, Massimiliano, Isabella e Federica che stanno insieme per affinita' politica, culturale, intellettuale, emotiva, che non rappresentano altri se non se stessi e il loro libero e gratuito piacere di condividere idee. Non occupiamo uno spazio fisico immediatamente e facilmente determinato o riconoscibile, ci troviamo quando ne abbiamo voglia e utilizziamo internet come sede virtuale dei nostri reali dibattimenti.
Per quanto piccola siamo una rete che ha scelto come vincolo fondamentale, che e' tale proprio perche' fondante, il rapporto umano, interpersonale.

OGGETTO

Con il ns intervento vorremmo dare un contributo critico alla discussione sulla costituenda RESFVG, 2 di noi hanno partecipato infatti ai primi incontri
Ci sono alcune tematiche che dal ns punto di vista meritano particolare attenzione perche' se e' vero che dalla prospettiva critica ovvero la riflessione e la proposta della decrescita e' il momento di passare alla prospettiva programmatica e propositiva ovvero l'economia solidale, c'e' il rischio di accantonare o peggio dimenticare alcuni nodi chiave.
Temiamo cioe' che possa venir meno, perche' non curato, l'impianto teorico che al contrario va costantemente aggiornato, accresciuto, verificato.
Non siamo gli unici a dire cio' che diciamo, altre culture altre aree di riferimento utilizzano lo stesso lessico: la critica del mondo come mercato, della supremazia dell'homo oeconomicus, l'interesse per soluzioni che attingano anche alla tradizione e al localismo ( se n'e' parlato a lungo ad Azzanello ) sono patrimonio anche di altri orizzonti critici, molto distanti tuttavia per storia, sensibilita', cultura, intenti finali, dall'area di comune appartenenza, se cosi' si puo' dire, cui attingiamo un po' tutti noi .
Anche per saperci distinguere, per mantenere le nostre differenze e' opportuno non pensare solo alle forme organizzative, ma continuare a pensare le nostre idee.

ARGOMENTAZIONE

1) Non sempre il lavoro ci fa vivere

Questo modello economico che non ci piace ha creato e contemporanemente si regge su di una organizzazione del lavoro che ha reso quella che dovrebbe essere una ed una sola delle attivita' umane, la piu' importante nella vita di tutti, la piu' importante perche' la piu' pervasiva, la piu' condizionante rispetto ai rapporti sociali, umani, affettivi, culturali di ciascuno.
Riteniamo importante partire dal lavoro perche' immediatamente percepito da tutti , anche da coloro che non hanno mai pensato alla decrescita come centrale.
La quantita di lavoro, la qualita' della vita che tale quantita' determina, la retribuzione, la sicurezza per la salute dei lavoratori, i ricatti che al lavoro si accompagnano, le forme di subordinazione che genera: di tutto questo e di quant'altro ancora a cio' puo' riportarsi, fino ad ora non si e' parlato in modo ampio, esplicito, forse si tratta di pensieri che ciascuno ha gia' introiettato, di questioni gia' date ovvero di qualcosa di scontato, che sta a monte e che invece a ns parere andrebbe esplicitato.

2) Non sempre cio' che vorremmo che fosse e'

Agire (mezzi-tempo-persone) è difficile perchè avere delle idee non significa essere quelle idee ovvero riuscire a dare loro forma , applicazione: un capitalista parla di profitto e fa profitto, noi parliamo di reciprocita' , ma siamo in grado di realizzarla e attuarla nei rapporti (necessariamente non solo economici) nei quali agiamo?
Questa rete, questo movimento se lo è chiesto?
Passare dal do ut des al dono e' una sfida che ha del mitologico soprattutto quando tutto un sistema rema contro (lavoro, mercato, istituzioni, scuola, media...), soprattutto quando anche noi siamo schiacciati sulla produzione e sul consumo e abbiamo introiettato e dato forma alla nostra identità, in maniera più o meno consapevole, attraverso questo sistema "dato" di valori e senso.
Il ns invito ancora una volta e' quello di affrontare questo nodo critico, che va secondo noi necessariamente affrontato “in partenza”.

3) Non sempre andare soli e' noioso

Veniamo con questo alla vexata quaestio del rapporto con le istituzioni efermo restanto il diritto e la liberta' di ciascuno ad impegnarsi e a credere in cio' che si ritiene come migliore, tuttavia per quanto ci riguarda non e' cosi' scontato che si debba cercare la collaborazione con le istituzioni e i suoi rappresentanti.
Certo e' bene far conoscere il proprio pensiero e la propria attivita', non abbiamo intenti solipsistici ne' autoreferenziali ne' isolazionistici e non a caso siamo a confrontarci su questo spazio, ma altra cosa e' partire fin da subito con l'idea di dover interloquire con le istituzioni o di poter accedere a finanziamenti.
Non siamo duri e non vogliamo essere puri, semplicemente non siamo interessati a riconoscimenti da parte degli eleggibili di aprile, lasciamo per una volta che siano loro a venire a noi perche' interessati a cio' che proponiamo , non cerchiamo investiture, cerchiamo di diventare interlocutori del potere non per grazia ricevuta, ma perche' sappiamo esprimere una forza che ci impone naturalmente come tali, se questo non avverra' sara' per ns incapacita' o perche' del nostro agire non c'era necessita' o comunque perche' altri non hanno trovato questo necessario.

Marco ha detto...

Mi aggiungo alle 4 persone che hanno redatto questo commento. In particolare il punto 3. Aggiungerei anche una cosa: la strada fatta insieme è ancora poca. Farne di più ci aiuta ad "affinare" la nostra identità (ammesso ma non concesso che ne abbiamo una sola). Una volta che avremo più chiaro chi siamo potremo anche pensare a come farci riconoscere. Prima rischiamo di fare confusione.

Anonimo ha detto...

Care/i amici Federico, Massimiliano, Isabella e Federica, nonchè Scriba,
partecipo volentieri alla discussione che avete aperto sul ruolo della teoria e sul rapporto con la politica - politicante.
Teoria. E' indubbio che ciò che stiamo tentando di costruire è forse la cosa più difficile che umanamente si possa immaginare: dimostrare l’erroneità e la distruttività di questo nostro sistema socioeconomico e dell’immaginario, della grande narrazione che lo sorregge; pensare ad un nuovo immaginario e sistema; dare avvio a buone pratiche coerenti con il nuovo che ci immaginiamo. Per fare tutto ciò sarebbe un errore privilegiare la teoria rispetto alla prassi e viceversa. Le due cose vanno tenute insieme, in un continuo processo dialettico. Se ci fermassimo alla riflessione teorica, in attesa di raggiungere la perfezione, cadremmo in un pericolosissimo idealismo. Se, viceversa, privilegiassimo la pratica, piomberemmo nell’autoreferenzialità e le buone pratiche verrebbero alla lunga piegate alla logica del mercato.
Mi sembra, diversamente, che il richiamo ad autori che hanno già fatto un certo percorso: Georgescu Roegen, Castoriadis, Bateson, Polany, Ghandi, Latouche, ecc. ci consenta di stabilire fra noi quale sia l’orizzonte teorico nel quale ci muoviamo. Allora, quando sviluppiamo buone pratiche, si tratta di riflettere sulle loro caratteristiche, sul loro percorso esperienziale: in questo modo esse offrono spunti di riflessione critica sulla teoria e, allo stesso modo, vengono sottoposte a verifica (meglio, a confutazione) da parte delle stesse teorie. D’altra parte, le buone pratiche hanno una doppia valenza: sono esperimenti utili alla teoria, ma a loro volta sono teorie che si confrontano, che si scontrano con teorie a più largo raggio.
La rete, se vogliamo, è un punto di incontro fra teorie ad ampio raggio e buone pratiche (che, ripeto, sono esperimenti ma anche teorie a medio e breve raggio). Chi vuol tenere separate le due dimensioni, rivendicando la superiorità della teoria o della pratica lo fa, consapevolmente o meno, per una ragione: il potere.
E qui vengo all’altra vostra osservazione critica: il rapporto con il potere politico-amministrativo. Ci soccorre subito Castoriadis, che dice: l’attuale nostra democrazia rappresentativa è un sistema oligarchico, aggiungo io “più o meno temperato” dal fatto che ogni tanto i cittadini sono chiamati a cambiare parte degli oligarchi. Ma non è democrazia, che presuppone l’autonomia del soggetto e della sua rete relazionale, non troppo ampia da non consentire la partecipazione diretta ai processi decisionali.
Ciò premesso, ci rivolgiamo agli oligarchi dicendo loro esplicitamente che intendiamo cambiare il sistema che li esprime …… con metodo democratico, cambiando progressivamente la struttura e l’organizzazione sociale ed economica che li esprime, che li rende oggi necessari. Per fare questo, ci muoviamo dal basso, creando nuclei di nuova economia solidale. A loro chiediamo di condividere questa prospettiva e, se anche non la condividono, di accettare il fatto che stiamo producendo utilità sociale e pertanto chiediamo provvedimenti che aiutino questo processo. D’altra parte, se oggi pago le tasse che loro amministrano, perché non dovrei chiedere che almeno una parte del gettito sia indirizzata verso politiche di sostegno dei gruppi di acquisto solidale, di agricoltura biologica, di risparmio energetico, ecc.?
A presto, per continuare a riflettere e sperimentare.
Ferruccio

Anonimo ha detto...

Nel dichiarare la mia adesione all’appello proposto dalla Rete di Economia Solidale del Friuli Venezia Giulia, voglio aggiungere alcune brevi riflessioni.
L’economia globale è ormai avviata verso una clina difficilmente aggirabile, nella quale prevalgono più gli istinti di accrescimento senza controllo che i principi della sostenibilità del sistema nella sua interezza.
Il singolo cittadino spesso può poco, non solo per opporsi ad un’economia senz’anima che “mastica” tutto ma anche per difendersi dai meccanismi di consumo “ad oltranza” che obbediscono al facile imbonimento della pubblicità.
Sono invece le reti “dal basso” a poter garantire una prospettiva per un’economia dal volto più umano: i gruppi di acquisto solidale, le reti del commercio equo, quelle degli enti locali virtuosi che mettono in comune le buone pratiche in ambito sociale, culturale ed ambientale. E sono proprio questi i meccanismi che la buona politica deve saper riconoscere, valorizzare e promuovere.
In questo c’è la continuità del mio impegno.


Giancarlo Tonutti

Candidato del Partito Democratico al Consiglio regionale del FVG

Anonimo ha detto...

Notizie come la costituenda rete di Economia Solidale sono segni preziosi di una consapevolezza che va allargandosi. Aggiungerei, se posso, che l'attuale sistema socio-economico vede nei giovani e nei giovanissimi la fasce più interessanti, e più indefese, per portare avanti schemi di tipo neoliberista, meccanismi di marketing a cui dovremmo prestare particolare attenzione. In risposta all'appello rivolto ai candidati di queste elezioni, vorrei controproporre un percorso comune di costruzione dal basso anche per un possibile progetto legislativo. Nella mia esperienza politica ho visto l'incontro di una comunità di settore specifico (in questo caso quella del Floss - Open Source - Software Libero per intenderci) con chi operava all'interno del Consiglio regionale (il consigliere dei Verdi Metz per intenderci). Ed è stata proprio questa comunità, con le sue conoscenze e le sue competenze, che ha redatto, in maniera aperta e pubblica, il testo della legge nella forma più consona, ed ha "utilizzato" lo strumento del consigliere regionale per tradurre un progetto in proposta di legge. Mi auguro ci possa essere un momento di confronto e di scambio su questo argomento al di fuori di questa campagna elettorale e nel frattempo auguro buon lavoro a tutti
Giorgia Visintin
candidata consiglio regionale
La Sinistra, l'Arcobaleno

Malcom Gaiotto ha detto...

Sono Malcom Gaiotto, ho 36 anni e sono candidato alle Regionali per Italia dei Valori nella circoscrizione di Pordenone.
Sono intimamente convinto della correttezza di ciò che sta alla base del documento che stiamo commentando.
Il mio primo contatto con il mondo della Decrescita è stato alcuni anni fa a Villotta di Chions.
Se la mia candidatura andrà a buon fine, darò senza dubbio "supporto istituzionale" alle tematiche dello sviluppo sostenibile, del risparmio energetico e della tutela dell'ambiente.
Vorrei sottolineare un aspetto per me fondamentale: l'importanza della formazione.
Senza adeguati strumenti culturali qualunque iniziativa rischia di non avere la forza di resistere nel tempo.
Penso sia indispensabile fare in modo che il cambiamento venga sentito e interiorizzato per dargli solidità.
Questo obiettivo si può raggiungere formando e coinvolgendo le persone a partire dalle scuole, dando le basi per una consapevole valutazione sui valori primari, per formare la Coscienza Ecologica e il Senso Civico.
Sono pronto a fare la mia parte.
A presto.
Malcom Gaiotto

Anonimo ha detto...

Aderisco con convinzione all'appello della Rete di Economia Solidale del Friuli Venezia Giulia e ne condivido lo spirito e le argomentazioni. Nella mia attuale esperienza di assessore della Provincia di Gorizia, dove tra le altre cose seguo direttamente le tematiche relative alle Politiche di pace, alla Cooperazione decentrata e alla progettazione comunitaria, ho avuto modo di avviare alcune iniziative che vanno in questa direzione. Tra queste l'adesione della Provincia alla Rete dei Comuni e delle Provincie equosolidali, iniziative a sostegno del commercio equo solidale e progetti di cooperazione decentrata volti a costruire relazioni politiche ed economiche più eque con i tanti sud del mondo e del nostro stesso continente, in particolare nei paesi balcanici della ex Jugoslavia.
Altre iniziative realizzate riguardano la nostra realtà locale con progetti transfrontalieri, finanziati con fondi europei, volti a promuovere un'agricoltura di qualità, valorizzando prodotti biologici e tipici, puntando su una filiera corta e sull'educazione della popolazione verso un consumo più consapevole.
Tra gli altri temi dell'appello più vicini alla mia esperienza vi è sicuramente quello dello smaltimento dei rifiuti, dove ho condiviso l'impegno della Provincia di Gorizia per la riduzione, il riuso, il recupero e il riciclaggio dei rifiuti. Credo siamo riusciti a mettere in moto un ciclo virtuoso che ci ha portato in breve tempo a raggiungere risultati molto significativi, da migliorare e diffondere anche negli altri territori della regione.
Condivido infine la necessità di rivedere l'attuale impostazione sviluppista della nostra politica puntando non più ad un'ormai con tutta evidenza insostenibile crescita quantitativa ma optando, al contrario, per scelte sostenibili che puntino allo sviluppo umano e alla qualità sociale, economica ed ambientale. In particolare mi voglio impegnare affinchè tale nuovo approccio condizioni le scelte in campo energetico ed in quello delle reti di trasporto, dove nel Friuli Venezia Giulia occorre una forte inversione di tendenza rispetto alle scelte fatte in passato.
Cordiali saluti

Marko Marinčič

Capolista della Sinistra l'Arcobaleno nella circoscrizione di Gorizia

odrazzir ha detto...

Mando questo post che ho ricevuto da Michele Negro

Aderisco con convinzione all'appello della Rete di Economia Solidale FVG.
Credo che due temi mi coinvolgano e convincano particolarmente: la/le relazioni e la partecipazione.
In questo mercato globalizzato e spersonalizzato dove davanti alla Tv e nei megacentri commerciale sei un numero o un singolo e isolato consumatore (di tutto, merci e informazione beota) bisgni riscoprire il valore dell'appartenenza ad una comunità di donne ed uomini che si confrontano, si conoscono ed intessano relazioni ristabilendo legami e vincoli di solidarietà umana.
Infine la partecipazione attiva (non solo spettatori interessati) significa presa di coscienza anche dei temi del consumo responsabile, di come e quanto viene prodotto, dei tuoi veri e falsi bisogni, delle problematiche dell'intero piante in cui vivi e di cui sei parte e non dominatore.
Per questo ogni iniziativa di consumo responsabile, di nuovo e altro "consumo" (brutta parola troviamone altre)mi vedo coinvolto e interessato.
Anche le istituzioni locali devono saper valorizzare tutto ciò nell'interesse comune.

MICHELE NEGRO
Candidato alle regionali collegio di Pordenone
Lista La Sinistra L'Arcobaleno.

Anonimo ha detto...

COMMENTI DI DINO MANCARELLA CANDIDATO UMANISTA N. 10 NELLA LISTA DELLA SINISTRA ARCOBALENO ALLE ELEZIONI REGIONALI IN FRIULI VENEZIA GIULIA.

È quasi con stupore che un Umanista legge queste pagine che dichiarano così apertamente il valore intoccabile dell’essere umano.

In questo sistema, dove c’è spazio solo per l’accumulo di beni materiali, di ricchezze, dove il consumismo fa da padrone anche noi crediamo che sia fondamentale rilanciare il valore delle relazioni umane.
Così come cerchiamo di costruire a livello politico, e non solo, esperienze di collaborazione, di solidarietà tra i negozianti e gli abitanti dei quartieri per far fronte allo strapotere delle multinazionali che soffocano le piccole realtà commerciali (ad esempio la Campagna per il piccolo commercio).

Il modello che proponete è un modello non-violento e da parte nostra è fondamentale continuare a costruire una cultura della pace e della condivisione delle diversità.

Anche noi da anni rivendichiamo il diritto dei cittadini di partecipare attivamente alla vita politica con consultazioni dirette, non solo sulle scelte che ci riguardano direttamente ma anche sull’operato dei politici. Ne è un esempio la proposta di legge di RESPONSABILITA' POLITICA ( cfr www.dinomancarella.it)
Abbiamo molti punti in comune:

- il valore centrale sono le relazioni tra le persone
- la reciprocità è il modo migliore per scardinare il sistema economico che sta portando al collasso il sistema mondo (inteso come mondo delle relazioni, ambiente)
- la partecipazione dal basso è fondamentale perché si generi un cambiamento
- i soldi non devono essere il cardine del sistema e vanno incentivati la collaborazione tra le persone, il dono, lo scambio, la solidarietà
- il nostro “lavoro” non si deve richiude su se stesso ma deve essere aperto a tutti.

Ci sono delle esperienze a livello italiano che ci sentiamo di sostenere e dove possibile di ripetere:
- il progetto Cambieresti, già appoggiato dal comune di Venezia e poi promosso in altri comuni italiani
- riteniamo sia opportuno sostenere i produttori biologici e biodinamici che cercano di scardinare il sistema iniquo della grande distribuzione organizzata
- piccoli grandi passi come l’introduzione di software libero nelle amministrazioni pubbliche, la scelta delle amministrazioni pubbliche di adoperare solo prodotti eco-compatibili nella pulizia delle proprie sedi
- le politiche per l’aumento delle fonti energetiche rinnovabili
- la campagna “l’acqua, bene comune”

Quest’anno un piccolo passo è stato fatto nella legge finanziaria 2008 con i commi 266-268 riconoscendo implicitamente che i G.A.S. sono attività con finalità etiche, di solidarietà sociale e di sostenibilità ambientale. Un orientamento che ci sentiamo di seguire.
I temi quali il rispetto per l’essere umano, l’attenzione all’ambiente e la cultura della pace a nostro parere dovrebbero essere introdotti nei programmi scolastici in modo che esperienze come quelle della Rete di Economia Solidale e il movimento della Decrescita si sentano supportate ed accompagnate dalle Istituzioni. Tutto questo perché sia valorizzato il territorio, siano rispettati i diritti dei lavoratori, perché le persone non siano intese solo come consumatori.

Con l'augurio di poter realizzare insieme tutto questo.
un caloroso saluto
Dino Mancarella

Unknown ha detto...

Credo di interpretare la sensibilità di tutta la RES FVG nel ringraziare i candidati che, nella convulsa campagna elettorale appena conclusa, hanno voluto dedicare un po' della loro attenzione alla "Lettera aperta" sul nostro blog: nella fattispecie Giancarlo Tonutti, Giorgia Visintin, Malcom Gaiotto, Marko Marinčič, Michele Negro, Dino Mancarella.
Ci pare che le risposte al nostro appello siano del tutto sulla linea tracciata nei nostri incontri e nella bozza del documento elaborato, punto di partenza per la nostra esperienza. Riteniamo che il percorso, non facile, che ci siamo proposti, possa intercettare ancora sensibilità, valori, pensieri e azioni in tutto l'arco delle soggettività politiche (non solo e necessariamente istituzionali), che, sui temi che ci stanno a cuore, hanno lavorato, elaborato idee, sperimentato, creato consenso e sintonie.
Ci preme tuttavia rimarcare il nostro interesse per le ricchezze sociali e per le preziose risorse organizzative presenti sul nostro territorio regionale, che costituiscono di per sè un "corpo" con un'identità che crediamo non definibile con le categorie tradizionali (identità "inedita", secondo la definizione di E. Balducci), e che, per esperienza sul campo, sono capaci di riconoscere i veri e drammatici problemi della nostra epoca e nello stesso tempo di portare creatività, nuovi immaginari e cambiamento, soprattutto nella ricerca di altri modelli di democrazia, di sviluppo, di economia, di valorizzazione dell'ambiente e del territorio, declinati nella consapevolezza del "limite".
La nostra modalità di azione è ovviamente quella della partecipazione e della relazione "dal basso", ma rimaniamo aperti ai contributi di idee e azioni che provengano da soggetti istituzionali, in cui non siano ravvisabili interessi di potere.
Riteniamo infine che le reti di economia solidale possano essere uno dei modi per rifondare una prassi politica consapevole ed orientata al bene comune.

Toni Peratoner