Serge Latouche, che aprirà giovedì 10 marzo a Trieste la Festa della decrescita, torna in libreria con l’ultima sua opera: “Come si esce dalla società dei consumi. Voci e vie della decrescita" (Bollati Boringhieri editore).
L’autore del Breve trattato sulla decrescita serena rilancia il suo monito: per scongiurare la catastrofe, non resta che la via dell’«opulenza frugale», meno «ben essere» e più «ben vivere».
Latouche riprende qui tutti i principali temi e le argomentazioni della sua riflessione sulla necessità di abbandonare la via della crescita illimitata in un pianeta dalle risorse limitate. Non si tratta, a suo giudizio, di contrapporre uno sviluppo buono a un cattivo sviluppo, ma di uscire dallo sviluppo stesso, dalla sua logica e dalla sua ideologia. Per questo è innanzitutto necessario «decolonizzare l’immaginario», cambiare la propria visione del mondo. E la scuola, l’educazione è dunque un terreno di lotta privilegiato. La crisi stessa dello sviluppo e della crescita può essere una «buona notizia», se servirà ad aprire gli occhi sulla insostenibilità del «progresso» che l’Occidente ha realizzato fin qui. Per Latouche, infatti, la via della decrescita serena passa in primo luogo per una presa di coscienza del fatto che lo sviluppo non è che un’invenzione dell' uomo, e che il rapporto tra uomo e natura può essere rimodellato in una dimensione «conviviale», rispettosa della legge dell’entropia e finalizzata alla felicità piuttosto che all' appropriazione delle cose.
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