17 maggio 2011

I prossimi passi della Decrescita

Un editoriale di Francesco Marangon, docente dell'Università di Udine, sulle tematiche dell'economia solidale e sulla Festa della Decrescita promossa recentemente da RESFVG a Trieste, pubblicato sull'ultimo numero di Ambiente e Energia FVG.



Sono passati almeno tre anni dall’inizio di uno dei più tribolati e discussi periodi di recessione che le economie occidentali abbiamo mai conosciuto dalla disastrosa crisi che nel 1929 attraversò l’Oceano Atlantico per travolgere violentemente i Paesi del Vecchio Continente.

Mai come in questa occasione sono stati riversati fiumi di parole per analizzarne le cause e proporre via d’uscita, spesso e volentieri rivolte ad un obiettivo di agognato ritorno al punto di partenza, prospettiva che tuttora sembra dominare le riflessioni ed il disegno delle politiche pubbliche. Ricorrendo ad una stimolante espressione dell’economista Enzo Rullani, da più parti sorge però un dubbio: ma davvero bastano le ricette della nonna per rimettere insieme la maionese impazzita? A cui aggiungerei: siamo proprio sicuri di volerci servire nel piatto la stessa maionese, magari un po’ rancida ma ben nota e tranquillizzante?

In apertura di questo numero di Ambiente e Energia FVG, prendendo spunto dalle due tematiche evocate dallo stesso nome della testata, si vuole pertanto aprire anche su queste pagine un dibattito attorno ad una visuale che, stimolata dalle grandi questioni ecologico-energetiche, abbraccia problematiche di ampia portata in una prospettiva locale e globale. Si tratta del percorso avviato già alla fine del secolo scorso soprattutto in ambito europeo, ma con radici teoriche che risalgono agli anni ’70 del Novecento ed all’elaborazione delle linee di bioeconomia rinvenibile nei contributi di quel “profetico” ed eclettico pensatore che fu Nicholas Georgescu-Roegen. Stiamo parlando della prospettiva nota in Italia con il nome di “decrescita”, a cui recentemente è stata appunto dedicata la “Festa della decrescita e dell’economia solidale in Friuli Venezia Giulia”, evento tenutosi a Trieste e che ha visto una folta partecipazione pubblica, con una certa sorpresa per gli stessi organizzatori.

La presentazione di questa visione critica ed alternativa attorno ai nostri modelli economici di produzione e consumo può essere, in estrema sintesi, basata sul sottotitolo proposto per la suddetta “Festa” ossia “L’utopia concreta delle 8R della decrescita”. La letteratura tecnico-scientifica sovente ricorre a sequenze di una stessa lettera per schematizzare la propria trasmissione messaggi più o meno efficaci. In questo caso la lettera R è stata utilizzata da quello che da molti viene considerato il guru della décroissance ovvero dal francese Serge Latouche, professore emerito di scienze economiche all’Università di Paris-Sud. Come lo studioso francese ha rimarcato anche nel suo ultimo saggio “Come si esce dalla società dei consumi. Corsi e percorsi della decrescita” (Bollati Boringhieri, 2011), la “società della decrescita” presuppone, come primo passo, la drastica diminuzione degli effetti negativi della crescita e, come secondo passo, l’attivazione dei circoli virtuosi legati alla decrescita. Questo processo comporterebbe il perseguimento di otto obiettivi interdipendenti, appunto le 8R: rivalutare, ricontestualizzare, ristrutturare, rilocalizzare, ridistribuire, ridurre, riutilizzare, riciclare. Tutte insieme possono portare, nel tempo, ad una decrescita “serena, conviviale e pacifica”. Rivalutare significa rivedere i valori in cui crediamo e in base ai quali organizziamo la nostra vita. Ricontestualizzare porta a modificare il contesto concettuale ed emozionale di una situazione, o il punto di vista secondo cui essa è vissuta, così da mutarne completamente il senso. Ristrutturare vuol dire adattare le strutture economico-produttive, i modelli di consumo, in funzione del cambiamento dei valori. Rilocalizzare significa consumare essenzialmente prodotti locali, ottenuti da aziende sostenute dall’economia locale. Ridistribuire apre alla prospettiva di garantire a tutti gli abitanti del pianeta l’accesso alle risorse naturali e ad un’equa distribuzione della ricchezza. Ridurre riguarda sia l’impatto sulla biosfera dei nostri modi di produrre e consumare che gli orari di lavoro. Di conseguenza si giunge al Riutilizzare, ovvero al fatto di tendere a riparare i beni d’uso anziché sostituirli. Noto ai più è l’obiettivo di Riciclare, recuperando gli scarti non decomponibili derivanti dalle nostre attività.

La “Festa della decrescita” ha voluto sottoporre a verifica operativa le 8R che sono state così messe alla prova di altrettanti gruppi di lavoro che ne hanno saggiato la praticabilità, con riferimento al contesto regionale. Come ha commentato Paolo Cacciari “la giornata di lavoro sulle buone pratiche, per come è stata preparata attraverso le schede di autopresentazione (un vero scrigno di idee), per il metodo coinvolgente che è stato seguito con gli otto laboratori e la restituzione dei risultati in plenaria, per la vastissima partecipazione, costituisce una novità importante, non solo per il Friuli Venezia Giulia”.

La riflessione sulla fattibilità di percorsi verso modelli socio-economici “post-crescita” ha stimolato l’interesse anche di un gruppo di docenti e ricercatori dell’Università di Udine che ha così deciso di dare la propria collaborazione all’organizzazione della 3rd International Conference on economic degrowth for ecological sustainability and social equity che si terrà a Venezia nel settembre del 2012 per iniziativa dello IUAV e dell’Associazione per la Decrescita (www.decrescita.it). Dopo Parigi (aprile 2008) e Barcellona (marzo 2010), l’Italia si è dunque candidata ad ospitare un avvenimento di portata internazionale la cui collocazione nel mitico Nord-Est, famigerata locomotiva dello sviluppo socio-economico del Belpaese, pare quanto mai opportuna ed evocativa.


Francesco Marangon
marangon@uniud.it

Nessun commento: