14 novembre 2011

Beni comuni, un libro

Il volume “Beni comuni : un manifesto” di Ugo Mattei (edito Laterza) è stato presentato dallo stesso autore in compagnia di A. Lucarelli (giurista e Assessore ai beni comuni, comune di Napoli)e P. Rinaldi (consigliere del Comune di Napoli) presso l’ Antisala dei Baroni del Maschio Angioino a Napoli.

I motivi che hanno portato il Prof. Mattei a scrivere questo libro è stata la coscienza da parte di chi esercita questa speculazione : le multinazionali, nel rispetto della inconsapevolezza delle comunità e società occidentali – e non, che sono vittime di questo sopruso. Adesso dunque tutti. Una storia che trova origini passate nel neoliberalismo americano allora appena percepito ma poi senza assimilato sempre più lentamente nella nostra quotidianità ma adesso al collasso come tutto il nostro sistema economico. La natura del comune dal Common sense del 1776 alla condizione che lo vedo snaturalizzato dal contesto giuridico di questi anni politici. A quest’argomento il primo del volume di Mattei, A. Lucarelli sottolinea col suo intervento l’abuso della strumentalizzazione politica verso la Costituzione italiana , un uso non rispettoso della storia e degli sforzi che le stanno alla base e che hanno portato alla sua nascita.
Altro argomento fondamentale del saggio è l’ utilizzo distorto nel significato della Carta per cui il termine comune è un funambulo tra la proprietà privata e lo Stato Sovrano. Né consegue per Lucarelli che non è possibile accettare il centralismo democratico. La comprensione del comune all’interno del mondo della comunicazione e del fenomeno della rete e di internet come mezzo per sconfessare il monopolio culturale facendo riaffiorare il senso più profondo del comune. Il comune nell’ambito della comunicazione istituzionale e giuridica è stata infatti la traccia seguita dal giovane consigliere Rinaldi. Prendendo anche spunto dalla lettera di De Marco, Rinaldi ha ricordato la funzione del plebiscito referendario con strumento e non mezzo per indebolire l’uso distorto che si fa del termine di sovranità.
Il nostro manifesto sui beni comuni si chiude ma allo stesso tempo si apre citando l’art. 43 della cost. “comunità di utenti e di lavoratori” invitando al reale uso di quest’articolo.

Fonte: Parole francigene

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