31 gennaio 2010

Ore cruciali per gli OGM


C'è un maiscoltore friulano, Silvano Dalla Libera, che tre anni fa ha fatto ricorso al Consiglio di Stato per poter coltivare sementi OGM. E il Consiglio di Stato gli ha dato ragione, visto che vi è una precisa Direttiva europea al riguardo, e il Ministero delle Politiche Agricole è conseguentemente tenuto a rilasciare l'autorizzazione alla coltivazione biotech.
Non è dunque possibile, secondo il Consiglio di Stato, che uno Stato, una Regione o un Comune si dichiari Ogm-free.

Dalla Libera è anche vicepresidente di FuturAgra, l’associazione nazionale di imprenditori agricoli, guidata da Duilio Campagnolo e con sede a Pordenone, favorevole all'introduzione di sementi OGM.

Ma già il precedente Ministro delle Politiche Agricole, Alemanno, tanto quanto l'attuale, Luca Zaia, sono decisamente contrari alle coltivazioni biotech, e nel corso degli anni hanno bloccato qualsiasi sperimentazione. In Friuli, medesima posizione è sostenuta dall'assessore Violino, con alleati bipartisan.

La notizia è su Blogeko e sul Messaggero Veneto, su ilSole24ore, su Corriere.it e su repubblica.it.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ricevo da Daniela Degan, un'amica della decrescita romana originaria di Cavasso Nuovo questa segnalazione. Ferruccio
"Ricevo da Alessandra Filabozzi, una mia amica di Attac e vi giro questo breve video. Sono argomenti che molti di noi conoscono bene, visto che questa strategia è perseguita dalle multinazionali da molti anni, decenni .. dalla famosa "Rivoluzione Verde"!!

"La chiarezza, la semplicità e la sintesi di questo video è quasi...disarmante!"
http://www.youtube.com/watch?v=dlYLsJdZJJU

buona visione (sono solo 7 minuti!)

paolo ha detto...

Forse il calare dall'alto una struttura fatta di regole e senza obiettivi non è il modo migliore per creare rete. Probabilmente rete si crea collegandosi al "vicino" per aspirazioni, attività, modalità o semplice complementarietà. Altrimenti si rischia di fare _organizzazione_ fine a sé stessa e basta.
Nella formalizzazione del protocollo manca una cosa essenziale: la definizione degli obiettivi della rete. Ci sono le modalità di adesione, gli obblighi connessi e derivanti dall'adesione, le modalità, le durate, le formalizzazioni amministrative, ma nulla di obiettivi.
Quando al mio GAS si è parlato di un'assemblea di Palmanova, di un presunto supernodo che andava a discutere le regole di adesione alla rete mi sono detto: "Ebbene? Qual è la ratio?"

Giorgio Jannis ha detto...

Paolo, credo tu abbia perfettamente ragione. Al punto che il modo di procedere della RESFVG, per quanto da te percepito e descritto, non è affatto quello che noi intendevamo venisse compreso.

Proprio nel costruire una Rete, proprio nel dotarci di un Protocollo (e non di un Statuto, a esempio) intendavamo chiarire come la RESFVG non dovesse essere considerata come un super-Nodo, ma semplicemente come una struttura (parola già troppo "pesante") dedicata al coordinamento e alla visibilità delle azioni compiute dai nodi della rete, dalle loro buone pratiche, in direzione di una delineazione di quei Distretti di Economia Solidale, territorialmente identificati, su vui un domani auspicambilmente potremo contare per fronteggiare crisi economiche ben peggiori di questa attuale, sul filo della sostenibilità ambientale e della solidarietà.
Non vi è, fin dalla parola Rete, nessuna scelta gerarchica nella RESFVG, né avrebbe ragione di essere.
Ma terrò personalmente in attenta considerazione le tue osservazioni, in quanto sintomo di una certa oscurità del nostro fare comunicativo. Stiamo già intraprendendo alcune iniziative interne per ottimizzare la visibilità dei nodi e della stessa rete: spero tu sia iscritto alla nostra mailinglist (trovi il campo di testo per l'iscrizione in alto nella colonna destra di questo blog), per eventualmente continuare questa discussione e restare sintonizzato sulle prossime iniziative della RESFVG- a esempio, rendere pubblici dei Luoghi di community dove affrontare le tematiche dei GAS e della comunicazione nell'economia solidale.

ferruccio ha detto...

Se avessimo la pazienza di leggere i documenti che illustrano le finalità della Rete, forse non ci si lascerebbe andare a gratuiti giudizi. Nel Protocollo si legge: "Il presente protocollo intende promuovere la collaborazione ed il reciproco sostegno delle diverse realtà presenti in Friuli Venezia Giulia che condividono: la visione critica dell’attuale e dominante modello socioeconomico; si riconoscono nei principi della decrescita e della costruzione, con metodo democratico, di una società e di un’economia solidale ed ecocompatibile; che condividono i contenuti del documento: “Costituzione della Rete di economia solidale del Friuli Venezia Giulia – RESFVG”.
Viene pertanto istituita una struttura organizzativa reticolare denominata: “RESFVG – Rete di economia solidale del Friuli Venezia Giulia”.
Il protocollo si propone inoltre di avviare, tra le realtà aderenti alla RESFVG, un percorso di costruzione della “Scuola dell’autonomia”, quale articolazione operativa per sostenere, nelle diverse forme che si riterrà opportune, la rete e avviare sul territorio regionale il sorgere di distretti di economia solidale"
Se poi, incuriositi, si va a dare una pur rapida lettura al documento sopra citato, anche leggendo solo quanto si afferma al paragrafo "L'orizzonte" ci si rende conto che l'organizzazione, cioè collegare nodi e reti settoriali, serve a favorire un processo di riconversione della nostra economia a partire dalla scala locale minima, che per noi è il distretto. Per una miglior comprensione di quanto cerchiamo di dire, suggerisco la lettura di quanto ha scritto K. Polanyi in proposito e che abbiamo riportato in nota 6 del già citato documento "Costituzione...." Se, nonostante tutto questo si continua ad insistere che la rete si fa in maniera automatica, casuale, creando Gas e connessioni con i vicini, auguri e buon lavoro.